fiera del libro

Le fiere del libro sono per i lettori?

Sono stato in questi giorno alla Bologna Children’s Book Fair 2024. Non mi occupo di questo tipo di letteratura, anche se non manco di utilizzare anche libri per ragazzi nei miei laboratori di biblioterapia. Ma ci sono andato comunque perché invitato a visitare questa fiera internazionale, tra le più importanti in Europa, con 1500 espositori provenienti da 100 Paesi differenti e una serie di iniziative da vedere.
Il mese prossimo andrò anche al Salone Internazionale del Libro di Torino, altro evento tra i più conosciuti dove sono stato due anni fa come relatore in un evento, mentre quest’anno mi godrò il punto di vista del visitatore: ma queste fiere sono adatte ai lettori o sono più espositori per addetti del settore?

Libri e incontri

Innanzitutto c’è da dire che questo tipo di fiere non sono fatte solo di libri, ma anche di incontri. Sono andato a Bologna in treno e mi sono recato nella zona della fiera a piedi. Sono stati quarantacinque minuti di passeggiata (quando mi sposto cerco sempre di non prendere mezzi, così non perdo la camminata quotidiana), ma al mio arrivo mi sono trovato in una zona deserta, con cancelli chiusi, senza avere la più pallida idea di dove andare. In quel momento un’auto con tre ragazze a bordo mi hanno chiesto informazioni: erano capitate proprio male, ero perso più di loro. Ma a cosa servono gli smartphone se non a trovare la giusta via? Così, verificando insieme che il tratto di strada per arrivare all’entrata della fiera non era proprio vicina, mi hanno dato un passaggio. È stato un incontro casuale e casualmente sono incappato in tre neo autrici per bambini, Myriam, Giulia e Alessandra, che non solo mi hanno scarrozzato, impedendomi di perdermi nuovamente (cosa tutt’altro che remota), ma mi hanno donato una copia della loro prima opera, che ora attende di essere da me letta. Ci siamo salutati dopo aver oltrepassato l’entrata della fiera, con tanti auguri per i nostri diversi percorsi.

Come si visita una fiera del libro?

Se voi mi chiedeste come si visita una fiera del libro, non avrei una risposta. L’unica possibile per me è: non avere paura di perdersi. Sarà che mi capita spesso, ma credo sia il modo migliore per non cadere vittime del desiderio di vedere tutto (cosa impossibile) e del timore di perdere qualcosa di importante.
Esiste poi un problema strutturale: non tutte le fiere sono uguali. Ognuna è costruita in modo differente, sia dal punto di vista logistico, sia da quello intellettuale.
La cosa che mi è salta subito all’occhio è l’aspetto commerciale. È chiaro che gli espositori sono lì per vendere o quanto meno per mostrarsi in una prospettiva di vendita. Ma la buona organizzazione si vede laddove l’aspetto romantico destinata al lettore non è trascurata e noi possiamo vivere esperienze che non ci obblighino a confrontarci con una spesa più o meno importante, salvo poi cadere vittime del solito shopping compulsivo del lettore, svuotando il portafoglio. Se le prime volte mi chiedevo per quale motivo entravano in fiera persone con dei trolley, poi ho capito il perché.

Autori e luoghi geografici

Spesso i lettori che visitano le fiere dei libri ci vanno per incontrare i propri autori preferiti. Chi non legge non può capire, ma trovarsi faccia a faccia con uno scrittore amato sviluppa in noi la stessa adrenalina di chi va ai concerti rock. In alcune fiere che ho visitato, ho potuto osservare file chilometriche per il firma copie. L’aria che si respira in questi luoghi è elettrica e si ha la bella sensazione di trovarsi tra persone simili a noi. E la cosa non è così comune nella vita di tutti i giorni, non dimentichiamo che più della metà degli italiani non legge.
Alla fiera del libro di Bologna non c’erano molti autori e quelli che c’erano non m’interessavano. Ma c’era il mondo. Nel vero senso della parola. I visitatori provenivano da ogni Paese, parlavano lingue di ogni tipo. Gli stand erano veramente internazionali ed era possibile trovare libri in ogni lingua e, soprattutto, di ogni livello: dalla vastissima quantità di letteratura commerciale a piccoli tesori inaspettati. Ho fatto una splendida immersione nei silent books (è vero che tecnicamente si dovrebbero chiamare wordless, ma questo termine non c’era scritto da nessuna parte e per la legge della supremazia della parola orale, sappiamo che questa vince sempre). Non solo c’erano esposti i libri, ma c’erano anche delle vere e proprie gallerie di tavole disegnate all’interno di una cornice degna di un museo d’arte. Scorrere le pagine di silent books e ammirare tavole disegnati da autori di ogni parte del mondo mi ha permesso davvero di entrare in contatto con culture differenti, mettendo in contatto punti in comune con ognuna di queste.

Conclusioni

Desiderate andare a una fiera del libro? Prima di tutto dovete scegliere. Più ne frequento e più mi rendo conto che sono molto diverse tra loro. La parte commerciale è sempre presente, ma in quantità differente da fiera a fiera. Alcune sono chiaramente indirizzate agli specialisti del settore, e credo che Bologna sia una di queste, ma altre solleticano maggiormente i lettori, sia come acquirenti di libri sia come lettori in sé.
Confessione: io preferisco le fiere dove mi sento coccolato quale lettore sono, in cui trovo il mio autore preferito, dove ci sono le fontanelle per l’acqua perché entrerò la mattina e uscirò solo quando chiuderanno i cancelli. Amo le fiere dove ci sono zone in cui stare per leggere, spazi di conferenza aperti al pubblico, ma anche incontri speciali riservati a pochi. Adoro dove i libri sono esposti e sono consultabili in spazi suggestivi che ricordano i tanti mondi della lettura. Credo fortemente nella necessità di far incontrare letterature provenienti da tutto il mondo e credo ancora più fortemente nelle contaminazioni e sperimentazioni letterarie e culturali. Ma esiste davvero una fiera del libro in grado di contenere tutto questo? Non lo so. Intanto ne giro tante e prendo il meglio da ognuna di esse.

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