storytelling biblioterapia

Lo storytelling in biblioterapia

Quando si parla di storytelling, la confusione regna sovrana. È un termine generico e ampio, che può applicarsi a qualsiasi settore. In effetti è così: è l’arte del narrare efficacemente nei diversi ambiti in cui viene utilizzato. E anche in biblioterapia ha un senso parlare di storytelling, non tanto per l’utilizzo della narrazione ottenuta dai libri, bensì come abilità necessaria al facilitatore di biblioterapia.

Narrare la narrazione con lo storytelling

Per servirsi dei libri come strumento di biblioterapia, lo storytelling è uno strumento indispensabile. Il facilitatore di biblioterapia deve essere in grado di raccontare i testi che presenta e non con una semplice sinossi. Deve essere in capace di destare curiosità, di anticipare il linguaggio letterario con una descrizione efficace, ma anche di creare aspettative. Non solo. Presentare un libro significa parlare del suo autore e non di rado delle vicende editoriali che hanno portato alla pubblicazione del testo che ci apprestiamo a leggere. Se consideriamo che il materiale letterario che si utilizza in biblioterapia può essere molto differente, pensiamo ai graphic novel, ai silent books, ma anche a forme narrative ibride come può essere l’arte, raccontare in modo efficace è indispensabile.

Narrare il potenziale curativo

In biblioterapia i materiali letterari hanno sempre uno scopo e questo scopo ha bisogno di essere narrato. Quali sono gli orizzonti che il testo ci racconta? Perché quel determinato testo può esserci utile? In che modo possiamo leggerlo affinché sia efficace. E non ultimo: perché dopo aver letto il brano all’interno del gruppo gli utenti dovrebbero leggere il libro per intero? L’accompagnamento degli utenti nei percorsi di biblioterapia sono basati su uno storytelling necessariamente chiaro e coinvolgente. Il libro più bello non può essere efficace se non è raccontato in ciò che è e in ciò che può portare. Ci sono libri che potrebbero essere ostici, penso a certi classici, ma che diventano porte d’accesso nel momento in cui c’è chi sa raccontarli in uno stile persuasivo. Un accesso verso la possibilità di raggiungere obiettivi biblioterapici che rimarrebbero sconosciuti senza la mediazione del facilitatore e della sua capacità di servirsi dello storytelling.

Autonarrazione del facilitatore di biblioterapia

Un’altra modalità con cui in biblioterapia si utilizza lo storytelling è l’autonarrazione del facilitatore. Il suo lavoro all’interno dei gruppi (ma anche nelle attività face-to-face) non può prescindere dallo stipulare un patto con gli utenti, che deriva innanzitutto dal raccontare sé stesso. All’inizio dei percorsi di biblioterapia, il facilitatore racconta chi è, che tipo di preparazione ha e perché il suo modo di proporre la biblioterapia sarà quella adatta a loro. Non si tratta di leggere un curriculum. La personalità del facilitatore è molto importante e il patto che riesce a stringere con gli utenti può determinare la riuscita o il fallimento dell’attività di biblioterapia che svolge. Inoltre, va considerato che seppure la biblioterapia abbia delle regole ben precise, esiste un ampio spazio in cui il facilitatore personalizza il metodo. Ed è per questo che è importante la narrazione di chi è e di come la sua personalità influirà sull’attività di gruppo.

Conclusioni

Ci sono sempre più attività di biblioterapia che biblioterapia non sono. Spesso si tratta di attività culturali, oppure di mescolamenti di differenti discipline che appaiono come curative. Ciò che il facilitatore narra di sé e delle sue attività indicano da subito la differenza tra la biblioterapia seria e i tentativi di marchiare con questo nome una cosa qualsiasi. Talvolta lo storytelling di queste persone può risultare efficace, ma attenzione: il richiamo delle sirene, affascinante e intrigante, può sempre essere distinto dal racconto serio eppure efficace. Lo storytelling pubblicitario ci insegna che è sempre possibile essere attirati verso qualcosa che non desideravamo. Ma il potere di chi riceve la narrazione esiste e può essere esercitato. Lo storytelling che appare come tentativo di persuasione si autosmaschera dopo poco tempo. Quello che, invece, propone l’autenticità, affascina in continuazione. Ed è quello che la biblioterapia è in grado di fare.

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