La settimana scorsa, chi mi ha seguito su Instagram su @biblioterapiaitaliana ha potuto vedere una settimana alquanto intensa del mio lavoro in giro per l’Italia con la biblioterapia: Bari, Venezia, Milano e Torino in meno di una settimana. Ma perché a qualcuno dovrebbe interessare quello che faccio nella mia professione di consulente e formatore?
Parlare di biblioterapia ovunque
Sono davvero molte persone, anzi, la maggior parte, a non sapere cosa sia la biblioterapia. Non solo. Spesso c’è grande confusione tra ciò che è effettivamente biblioterapia e ciò che contiene questa parola solo nella nomenclatura senza esserlo effettivamente. Inoltre, è difficile capirne la solidità teorica che ci sta dietro. Per questo motivo cerco di parlare pubblicamente attraverso i social e questo sito, dove espongo anche quali enti e associazioni sono interessate. In questo modo cresce e si consolida la consapevolezza di come la biblioterapia si stia diffondendo. lo confesso: non è una cosa facile. Quando mi sposto, provvedo ad aggiornare le storie su Instagram in tempo reale scattando e aggiungendo foto, cosa non semplicissima quando l’attenzione ha bisogno di essere rivolta soprattutto alla conferenza, al laboratorio o al meeting. Ma credo faccia parte del mio lavoro e della mia mission professionale.
Biblioterapia all’Università di Bari
Lunedì scorso sono stato ospite della professoressa Antonia Chiara Scardicchio all’interno del corso di competenze trasversali, rivolto a tutti gli indirizzi universitari, dal titolo S’io fossi umano e il mio intervento mirava a presentare la possibilità della biblioterapia di essere una forma di crescita e cura con tutte le sue possibilità e i suoi limiti.
Naturalmente la mia presenza a Bari non è stata interessante solo per ciò che ho detto. L’incontro con la professoressa Scardicchio (che mi è stata presentata dalla dott.ssa Agneta, mia studentessa del Master in Biblioterapia) è stato utile per dare vita a un dialogo con me e con l’Università di Verona, così da far sorgere una collaborazione che permetta alla biblioterapia di crescere e di essere osservata e giudicata da competenze diverse. Solo in questo modo, che passerà inevitabilmente dalla ricerca, anche in Italia la biblioterapia avrà un futuro solido.
Biblioterapia al Rotary Club di Chioggia
Da Bari sono atterrato a Venezia per recarmi a una cena, dove ho relazionato al Rotary Club di Chioggia. (qui). Sono stato invitato quale presidente della BIPO – Associazione Italiana di Biblioterapia e Poesiaterapia che sta iniziando a muovere i primi passi dopo il primo congresso fondativo avvenuto a ottobre 2023.
Anche questo evento è stato un momento importante. La BIPO ha bisogno di essere conosciuta e di crescere. Nei Paesi dove la biblioterapia è diffusa esiste sempre un’associazione che si affianca agli enti di formazione per tutelare la professione e il ruolo. Considerando che la prima a essere fondata in Europa è stata quella Finlandese (qui) nel 1981, certamente abbiamo del ritardo, ma decisamente stiamo cominciando a guadagnare terreno. Il 4 e il 5 ottobre tutto il direttivo della BIPO sarà al primo meeting europeo delle associazioni di biblio/poesiaterapia (qui) a Budapest, i nostri interventi sono già stati calendarizzati e contiamo di farci onore.
Biblioterapia all’ISTUD di Milano
Altra tappa di questa settimana frenetica è stata Milano, dove ero atteso per tenere una lezione contenente anche un laboratorio di biblioterapia all’Istud Business School all’interno dell’area dedicata alla Medicina Narrativa e più precisamente nel percorso I linguaggi delle arti nella cura, a cui quest’anno ho portato il mio contributo per il terzo anno consecutivo, organizzato eccellentemente come sempre da Maria Giulia Marin, direttore scientifico dell’area sanità e salute dell’Istud e dal suo staff.
Pochi esperti di biblioterapia ne parlano, ma la biblioterapia può essere considerata una branca della Medicina Narrativa. Questo significa che esiste un potenziale scambio tra le due tecniche. Quando lavoravo in ospedale utilizzavo alcune tecniche di Medicina Narrativa insieme alla biblioterapia e ho potuto toccare con mano non solo le loro aree comuni, ma anche il beneficio di utilizzarle insieme.
Il Salone del Libro di Torino con la biblioterapia sotto braccio
Da Milano mi sono spostato a Torino per andare al Salone Internazionale del Libro dove non solo ho visitato gli stand e gli eventi che mi interessavano, ma ho potuto anche incontrare persone per il mio lavoro in università e non solo.
Il primo incontro l’ho avuto con Claudia Fulvi, psicologa che da alcuni anni pratica e diffonde la libroterapia, che non è diversa dalla biblioterapia, ma con questo termine viene indicata la modalità di cui si servono soprattutto gli psicologi. Ci eravamo già confrontati in modo indiretto e la dott.ssa Fulvi si era prestata a luglio 2020 a una intervista in diretta Instagram sul mio profilo (qui). Vedersi e parlarsi di persona è però tutt’altra cosa. Spero davvero di poter collaborare in futuro con lei perché un confronto sereno tra professionisti di aree diverse non può che far bene alla biblioterapia.
Poi ho lavorato, come faccio praticamente tutto l’anno, con la professoressa Federica Formiga, mia direttrice e referente universitaria sia al master che al centro di ricerca. Farlo al Salone significa poter incontrare più persone di ambiti diversi che difficilmente si potrebbero trovare nello stesso posto e questo ha permesso di mettere a terra tutta una serie di progetti futuri.
Conclusioni
Parlare di quello che faccio non è millanteria, ma condivisione e diffusione. Sui siti e sui social si capita spesso per caso. Il mio intento è quello di lasciare delle tracce che prima o poi qualcuno individuerà. Ma non voglio trascurare neppure quelli che mi seguono con costanza. Raccontare loro ciò che faccio significa per me narrare un viaggio in cui loro hanno creduto prima di altri. E questo, per come la vedo io, va sicuramente premiato.
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