L’estate per me inizia con la consegna dei diplomi di Master in Biblioterapia. Oltre la soddisfazione del lavoro compiuto e la tristezza di dover lasciare andare un gruppo seguito per più di un anno a cui mi sono affezionato, c’è la prospettiva di un’estate piena e impegnativa: il lavoro in presenza con gli studenti in corso per le simulazioni di conduzione, lo studio per i miei laboratori autunnali, l’organizzazione dei corsi per l’anno successivo. Ma perché vi racconto tutto questo?
La comunità attorno alla biblioterapia
Fino a qualche anno fa, la biblioterapia era una tecnica come tante altre all’interno di un mare magnum di attività disponibili. Non aveva contorni precisi ed era semplicemente una novità. Ma negli ultimi anni, grazie al lavoro all’Università di Verona, alle cose scritte da me e da altri esperti, così come alla diffusione di laboratori di biblio/poesiaterapia seri e specifici di alcuni professionisti è nata una comunità di utenti, di aspiranti facilitatori e di facilitatori esperti (riuniti anche nella BIPO) che continua a crescere. E più cresce la comunità e più cresce la possibilità che la biblioterapia entri in contesti diversi. Ad esempio, entro fine anno scriverò un articolo e metterò in piedi in collaborazione con una delle nuove diplomate un progetto per portare la biblioterapia nelle aziende, cosa fino a qualche anno fa impensabile in Italia. In autunno aprirò un corso su Manzoni e il Risorgimento come volàno per applicare la biblioterapia. E per la prima volta, nel 2025 l’Università di Verona offrirà i primi corsi di specializzazione in biblio/poesiaterapia. Tutto questo è possibile perché voi siete i primi membri di una comunità che si sta allargando all’insegna dell’entusiasmo innanzitutto per i libri e la lettura.
Cosa significa diplomarsi in Biblioterapia
Quando abbiamo dato vita al primo corso di specializzazione in Biblioterapia all’Università di Verona non pensavamo che saremmo arrivati a programmare la quarta edizione di un master. A fine dell’anno scorso avevo suggerito di non proporlo più ogni anno, ma ogni altro anno. In realtà la domanda è cresciuta così tanto che non ho potuto che accogliere la richiesta di proseguire con l’appuntamento annuale. Questo significa che la formazione in biblioterapia è apprezzata e si sta affermando come strumento professionale. Chi acquisisce il diploma di master in Biblioterapia non è solo un facilitatore di laboratori, competenza che si può acquisire con percorsi meno complessi, ma anche un consulente con capacità di valutazione e progettuali oltre che formatore dopo aver acquisito l’esperienza necessaria. Come università attraverso il centro di ricerca Biblioterapia e Shared Reading rimaniamo aperti anche dopo il diploma, così da rendere possibile collaborazioni volte allo studio del metodo. Il resto lo fa la BIPO, che si rivolge non solo ai diplomati di Verona, ma anche a tutti coloro in Italia che desiderano una casa comune che abbia come tetto la biblio/poesiaterapia.
I miei studenti e i miei utenti
Quando parlo degli studenti che seguo al master o in altri percorsi formativi li definisco come miei, così come per gli utenti o corsisti di qualsivoglia percorso biblioterapico. Li definisco miei perché uno dei privilegi del mio lavoro è poter conoscere ogni singola persona con cui lavoro, non solo chiamandoli per nome, ma anche sapendo di loro e intuendo dai nostri colloqui molto delle persone che sono. E io faccio altrettanto, entrando in sintonia e parlando di me, senza per questo rinunciare al mio ruolo di docente e di facilitatore. È un rapporto che sento speciale e che nasce dai tanti anni passati in ospedale, dove la conoscenza era affiancata alla sofferenza, mentre adesso la stessa competenza empatica posso utilizzarla affiancandola alla gioia, al desiderio di crescita e di sviluppo, guardando alle eventuali negatività come elemento di sviluppo. Non disdegno parlare davanti a platee numerose, ma stare tra volti conosciuti mi permette di dare il meglio di me.
Ma perché vi racconto tutto questo?
Torniamo al quesito iniziale: perché vi parlo della mia estate, dei miei studenti e utenti, dei miei progetti? Perché, parafrasando Margaret Mazzantini, “Nessuno si salva da solo”. Credo nel potere del progetto comune, nella forza dei pensieri positivi di una comunità in grado di realizzare grandi cose, nella generazione di nuove idee attraverso contaminazioni di pensieri provenienti da cervelli diversi. Noi, che siamo la comunità della biblioterapia, possiamo con i nostri libri fare la differenza. E non è un’idea. Da parte mia è una certezza.
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