Sto lavorando davvero molto nell’ambito della formazione all’Università di Verona nel master e nel centro di ricerca, e con la mia Accademia per la formazione in biblioterapia. Ma mi preme molto anche formare professionisti che non diventeranno facilitatori, ma porteranno alcune tecniche di biblioterapia nei loro ambiti professionali, in particolar modo infermieri, medici e operatori nell’ambito della cura.
Presso l’AsFO di Pordenone sto sviluppando un modello formativo proprio con questo obiettivo e vorrei parlarvene.
Formazione sul campo per la biblioterapia
La formazione sul campo è una particolare modalità formativa che permette agli operatori socio-sanitari di ottenere una formazione in aula e di lavorare poi per l’applicazione della teoria nei propri ambiti di cura, potendo ottenere i crediti formativi necessari in sanità (ECM).
La formazione che sto svolgendo riguarda 15 operatori socio-sanitari: infermieri, fisioterapisti, medici, psicologi, ostetriche e due amministrative. Abbiamo fissato insieme, in un incontro in presenza a Pordenone, gli obiettivi per ognuno di loro che avessero le caratteristiche richieste in biblioterapia: raggiungibili, realizzabili con le risorse a disposizione, condivisibili, etici, circoscritti e modificabili. Un lavoro certosino che però ha permesso di creare un progetto in grado di avere una ricaduta reale nei rispettivi ambiti professionali. In questo modo non solo il professionista acquisirà nuove competenze, ma la sua attività avrà una ricaduta sul proprio ambito lavorativo e quindi sugli utenti.
Biblioterapia e operatori socio-sanitari concretamente
Questo progetto di formazione sul campo riguardante la biblioterapia è il primo realizzato in Italia. Ha il pregio di superare il limite della sola formazione in aula e il vantaggio di poter applicare ciò che viene appreso attraverso una supervisione continua sul campo. Infatti, incontrerò online ogni mese il gruppo e sarò a disposizione per incontri one-to-one ogni volta che ce ne sarà bisogno. In questo modo sarà possibile stare a fianco dei corsisti lungo tutto il percorso che durerà fino alla fine dell’anno.
La discrepanza tra teoria e pratica è troppo spesso sottovalutata. Non di rado ciò che viene insegnato in aula è troppo distante da ciò che accade nei luoghi di cura. Forte della mia esperienza trentennale in ospedale, ho iniziato con tanto entusiasmo questa formazione perché ho la possibilità di realizzare qualcosa per altri, ma pensando a quello che avrei voluto mi fosse stato offerto quando ancora facevo l’infermiere. Se l’empatia è importante per gli operatori verso i loro pazienti, è altrettanto importante per noi formatori verso i nostri discenti.
Biblioterapia dello sviluppo per la formazione
La formazione sul campo è cosa diversa dall’utilizzo della biblioterapia per la formazione, branca della biblioterapia dello sviluppo in grado di creare percorsi specifici per apprendere soft-skills e life-skills. La sua applicazione non ha una ricaduta diretta sui pazienti, ma indiretta, attraverso il miglioramento delle competenze degli operatori.
Talvolta questo tipo di biblioterapia viene definita come “biblioterapia educativa”, ma attenzione: non si tratta di insegnare qualcosa a qualcuno, ma di indicare strumenti possibili e liberare le proprie risorse relazionali, umane e strategiche. La biblioterapia mostra possibilità che il professionista valuta con i propri strumenti e con i testi messi a disposizione dal facilitatore. Non esiste una trasmissione di nozioni, ma viene creato un processo esperienziale attraverso i libri. Si realizza quella che viene definita “esperienza vicaria”. Inoltre, aggiungendo l’utilizzo dei testi letterari offerti dal facilitatore che nulla hanno a che fare con l’ambito del professionista, è possibile sviluppare quelle che vengono definite le competenze trasversali, capacità che trascendono lo specifico ambito, ma possono essere utilizzate in setting differenti.
Conclusioni
Davvero la biblioterapia può essere uno strumento formativo efficace. Ma non sempre. Ci sono situazioni in cui le condizioni di lavoro degli operatori della cura sono talmente difficili da rendere impossibile qualsivoglia formazione. Alla base dell’apprendere deve esserci la motivazione e quando si lavora in condizioni critiche, cosa non rara in sanità, diventa davvero complicato motivare gli operatori. Anche laddove si prova ad agire contro il burnout, ma la motivazione di tale condizione sono le condizioni di lavoro, la biblioterapia diventa uno spazio di ascolto che però difficilmente può riuscire ad andare oltre. È necessario avere l’onesta intellettuale di dire che la biblioterapia non può tutto e che ci sono problemi, anche in ambito formativo, che prima devono essere affrontati. Per il bene degli operatori e dei pazienti.
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