Premessa: la Giornata della memoria rammenta gli orrori dell’Olocausto di ebrei e di tutti coloro che furono portati nei lager e sterminati. La portata di questo fatto storico è particolarmente grave perché è avvenuto nel cuore dell’Europa. Il fatto che la Shoah abbia visto protagonisti loro malgrado gli ebrei, che certo avrebbero evitato un simile martirio, non ha nulla a che fare con i fatti odierni legati la genocidio avvenuto a Gaza. Quegli ebrei sono morti ingiustamente. Altrettanto ingiustamente sono morti i martiri delle foibe e i condannati ai gulag sovietici, così come non possiamo non considerare i patimenti del popolo armeno. Ma qui stiamo parlando di 6 milioni di morti e di un genocidio avvenuto nel cuore dell’Europa. Come cittadino europeo faccio mia questa memoria perché è avvenuto nel territorio in cui vivo, senza dimenticare tutti gli orrori avvenuti in ogni parte del mondo
La retorica della Giornata della memoria
Il saggio intitolato Contro il giorno della memoria scritto da Elena Loewenthal nel 2014 ha aperto un dibattito sulla serietà di una ricorrenza che in Italia ha visto la nascita grazie alla legge 211/2000. Dalle scuole alle istituzioni civili ogni anno organizzano eventi per ricordare la Shoah. Negli anni da momento di riflessione è diventato un giorno in cui la ricorrenza apriva e chiudeva gli orrori degli anni nazi/fascisti in 24 ore, per poi dimenticarli e Loewenthal ragiona proprio su questo.
Successivamente è iniziato un dibattito sul fatto che, nonostante l’Unione Sovietica fosse stata tra le nazioni che hanno liberato l’Europa dal nazi/fascismo, avesse anch’essa nei propri territori sistemi di internamento e uccisione dei dissidenti politici e che quindi appariva fazioso commemorare solo i morti ebrei. Inoltre, in Italia si è aperta una questione legata ai martiri delle Foibe, ovvero i tanti italiani gettati in questi crateri dai comunisti slavi. Per questo motivo è nata la legge 92/2004 che istituisce il Giorno del ricordo così da commemorare anche i condannati della Giulia, Dalmazia e Istria che prima dell’annessione alla Jugoslavia erano territori italiani.
Tralascio tutte le beghe politiche che stanno attorno a queste due giornate. Voglio invece ripetere che non c’è genocidio né stragi giustificabili. I morti sono morti. I carnefici sono carnefici. Ieri, oggi e sempre. La Giornata della memoria per me è il momento in cui osservo attraverso i libri un diverso aspetto di quel periodo storico. Soprattutto, provo a capire come, nonostante gli orrori, il desiderio di vita sia riuscito ad avere la meglio.
Si può ridere parlando di Shoah?
Il libro di cui vi voglio parlare è particolarissimo perché racconta di comicità nel periodo dell’Olocausto. Che cosa c’è da ridere di Federico Baccamo pubblicato nel 2021 racconta la storia di Erich Adelman, un bambino vissuto in una casa triste che scopre la comicità sul palco e l’amore a prima vista. Ma è il periodo delle leggi razziali e lui è un ebreo a Berlino. Eppure far ridere diventa per lui la cosa più importante e ne fa un mestiere in un periodo in cui da ridere c’è davvero poco. O forse è proprio quello di cui c’è bisogno.
Ironia e satira in un periodo così buio sono argomenti poco indagati. Consideriamo che l’autore parte dal fatto che davvero sono esistiti cabarettisti ebrei negli anni Trenta. Stiamo parlando del Cabaret degli Anonimi così come altri personaggi citati che sono realmente esistiti. Parte delle battute inserite nel romanzo appartengono al repertorio ironico ebraico. Il libro, opera di finzione, si propone di far rivivere ciò che davvero è successo attraverso una scrittura coinvolgente e la narrazione di vicende che talvolta aprono alla risata e spesso al pianto, senza che vi sia contraddizione. È la vita e l’umanità che non hanno mai un’unica faccia e che ci insegnano quante sfaccettature ha avuto anche quel periodo storico.
Per non smettere di ricordare nessuno
I libri ci permettono di osservare diversi punti di vista e di non dimenticare nessuno. Gli orrori a cui stiamo assistendo hanno già iniziato a essere messi per iscritto. Se l’Olocausto continua a essere narrato (talvolta con nuove pubblicazioni discutibili come qualità e senso) stanno arrivando pubblicazioni anche sul genocidio avvenuto a Gaza. Il nostro compito di lettori è essere aperti a scegliere letture che ci aprano la mente, che ci permettano di capire. Non siamo nella condizione di far cessare le guerre e le stragi, ma di capirne il senso umano e, con non poche difficoltà, il senso politico, quello sì.
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