Progetto senza titolo (18)

Padova e la Biblioterapia

Martedì 25 marzo si è conclusa la serie di sei conferenze che ho tenuto per le biblioteche civiche di Padova sulla Biblioterapia (qui e qui). È stata un’esperienza particolare ed entusiasmante perché parlare alla popolazione di Biblioterapia non è come tenere corsi di formazione per i professionisti. Eppure è proprio questo che ha reso interessante l’esperienza: confrontarsi con registri non frontali nello spiegare le cose, spostando sempre più l’asse verso un modo di spiegare che passasse per l’esperienza.

La collaborazione vince sempre

Ho portato l’aspetto teorico della Biblioterapia, ma anche la musica attraverso la Bibliomusictherapy e l’arpa di Emiliano Martinelli, l’arte in collaborazione con la storica dell’arte Sabrina Baldanza offrendo il nostro La felicità di Leonardo per finire tutti e tre insieme in un tripudio di letteratura, arte e musica. Mi piace collaborare con persone con cui condivido idee e progetti. Anche perché la Biblioterapia può dare ancora di più quando affianca altre discipline e arti. Non esiste competizione, ma solo una sana alleanza che permette agli utenti di ottenere risultati maggiori.

Il laboratorio allargato

Ma il momento più particolare e coinvolgente per me è stato quando ho tenuto uno dei laboratori del ciclo Donne scandalose. Essere ciò che si vuole senza paura davanti a una platea di 50 persone. Normalmente i laboratori di Biblioterapia prevedono tra gli 11 e i 13 partecipanti, per arrivare a 15 in casi studiati e concordati. A scuola si arriva anche a 25 quando c’è la necessità di coinvolgere l’intera classe e non si possono dividere in due gruppi. Ma 50 è un’altra cosa. Eppure ha funzionato. Sarà che chi partecipa a questi eventi ha una sensibilità particolare. O forse perché quasi tutti (oserei dire tutti) erano lettori, caratteristica non da poco. Si è creata una sintonia tra me e loro che se li ha fatti stare bene come sono stato bene io, è stato un successo certamente.

Biblioterapia nelle biblioteche di Padova

La settimana prossima terminerò, sempre a Padova, una serie di laboratori nelle biblioteche di quartiere con gli utenti che hanno aderito. Devo concludere il corso su Harry Potter e l’attività esperienziale di Bibliomusictherapy, due modi di esprimere la Biblioterapia molto diversi tra loro, eppure efficaci.
Nelle biblioteche sto incontrando persone meravigliose di ogni età che testimoniano ancora una volta quanto il libro sia uno strumento sociale in grado di mantenere attive le competenze cognitive e sociali e di fare crescere ogni tipo di life skills. C’è poi la collaborazione con le bibliotecarie e i bibliotecari che mi sta dando molta soddisfazione. Loro sono essenziali per svolgere le mie attività nelle biblioteche perché non solo introducono gli utenti alla materia quando si iscrivono, ma sanno accoglierli e accogliermi, mettendo tutti a proprio agio, preparando il setting nel migliore dei modi, talvolta con straordinaria creatività. C’è poco da fare: chi crede nei libri si distingue sempre. Altro che “i lettori sono degli asociali” come spesso ci descrivono, nulla di più falso: siamo una forza e prima o poi il mondo se ne accorgerà.

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