Una ex collega infermiera mi ha girato la foto che vedete e mi ha ricordato che a fine maggio 2025 sono 5 anni che ho smesso di lavorare in ospedale e che svolgo l’attività di Biblioterapia a tempo pieno. Per 10 anni la professione di infermiere è convissuta con quella di facilitatore e studioso di Biblioterapia regalandomi in tutto 15 anni di preziosa esperienza.
In origine fu la pandemia
Per 29 anni ho lavorato nell’Azienda Ospedaliera Universitaria Integrata di Verona e decidere di lasciare un’azienda pubblica non è stato facile. Abbandonare il famigerato posto fisso e per di più pubblico era per me, come per chiunque, un azzardo. Per questo inizialmente ho provato a ottenere un part-time, che mi è stato negato, e poi ho tentato di avere un’aspettativa non retribuita. Nonostante le difficoltà, quella arrivò, con tanto di delibera. Peccato che fosse febbraio 2020 e la pandemia da Covid-19 avesse conquistato la Terra: la delibera fu annullata e io rimasi in Unità Coronarica (è una terapia intensiva cardiologica che si occupa di infarti, scompensi e tutto ciò che ha a che fare con il cuore e che non richiede un intervento chirurgico) ad affrontare la situazione con i miei colleghi. Ma quando il cielo si rischiarì, ripresentai la mia domanda e seppure ridotta, l’aspettativa mi fu concessa. Qualche giorno prima di giugno interruppi la mia professione di infermiere per trasformare i miei dieci anni di Biblioterapia già praticata a tempo parziale in un’attività a tempo pieno.
Un salto nel vuoto
Il libro che tengo in mano nella foto è La sognatrice di Ostenda di Eric-Emmanuel Schmitt, consigliatomi da Cristina, mia collega con cui condividevo la passione per i libri e il desiderio di portare la lettura ai nostri pazienti. Forse non è un caso che il titolo parli di sogni. Aprire una partita iva e diventare un libero professionista con tutti i pro e i contro, lavorare in università e collaborare con biblioteche ed enti di vario tipo è senz’altro stato un salto notevolissimo. Eppure i libri e la passione per la Biblioterapia che già esistevano lavorando in ospedale hanno reso il salto armonico e gestibile.
A ottobre, visto che l’attività libero professionale doveva essere programmata a lungo termine e a dicembre la mia aspettativa sarebbe terminata, decisi di licenziarmi definitivamente. Altro salto nel vuoto. Eppure la Biblioterapia mi ha permesso di mantenere alta la fiducia in quello che stavo facendo, insieme al sostegno di mia moglie che mi ha incoraggiato sempre, nonostante la follia del progetto: in università a Verona ero ancora nel periodo in cui mi stavano osservando, l’Accademia online di Biblioterapia e tecniche narrative era appena partita (dopo un’estate chiuso in casa a registrare) e i miei committenti erano ancora pochi per garantirmi uno stipendio. Eppure la fiducia nei libri non è mai venuta meno.
Non si è mai soli con un libro
La cosa che più mi è pesata all’inizio è stata la solitudine. E non per via del Covid e dell’isolamento, necessario in quel momento. Mi mancavano le mie colleghe e i miei colleghi, lavorare in gruppo quotidianamente, affrontare insieme le difficoltà professionali, ma anche potersi confidare con persone di cui si ha grande fiducia riguardo la vita privata. Mentre modificare la routine fatta di turni e orari, tensione, concentrazione e fatica fisica per cominciare a vivere pienamente di attività legate ai libri e alla Biblioterapia è stato entusiasmante, lo strappo umano e relazionale ha necessitato di tempo per essere accettato. Però è valsa la pena, non ho dubbi. Dopo 5 anni rivedo con grande affetto le persone con cui ho lavorato e la sintonia che c’era si è mantenuta. Nel frattempo nuove relazioni sono nate e ho imparato a stare nel mio nuovo ruolo, soddisfacente anche quando richiede stare solo. Che poi, chi legge non è mai solo perché i libri sono una compagnia di inestimabile valore.
Il lavoro all’Università di Verona
Un tassello importante precedente a questi 5 anni è stata la mia collaborazione all’Università degli studi di Verona. Grazie alla partecipazione ai lavori come membro esterno esperto in Biblioterapia del centro di ricerca Asklepios. Filosofia, cura, trasformazione fondato dalla mia mentore, la professoressa Linda Napolitano, ho potuto restare sempre in contatto con il mondo accademico dopo la laurea magistrale. Per una serie di incroci del destino, la professoressa Federica Formiga ha saputo in Ungheria dalla professoressa Judit Béres dell’Università di Pécs (Ungheria), dove c’era e c’è tutt’oggi un corso biennale post-universitario di Biblio/Poesiaterarpia, dell’esistenza di un infermiere proprio a Verona che praticava e pubblicava sulla Biblioterapia. Una serie di incontri ha permesso così la genesi del Master in Biblioterapia, oggi arrivato alla quarta edizione, e del centro di ricerca Biblioterapia e Shared Reading. I libri per il benessere che sta muovendo i suoi primi passi tra seminari e ricerche. Ma per arrivare a tanto, la professoressa Formiga mi chiese per due anni di tenere un corso di 18 ore di Didattica sulla Biblioterapia per studenti del Dipartimento di Culture e Civiltà oltre che altre attività che avevano il giusto scopo di misurarmi. Mi trovavo in questa situazione quando ho lasciato l’ospedale. Nel mio futuro c’erano il Master e il centro di ricerca e molto altro. Ma io quel futuro non lo conoscevo.
Conclusioni
Non so davvero quando sarò in grado di farlo, ma ho il desiderio di scrivere un nuovo manuale sulla biblioterapia che tenga conto degli anni di esperienza accumulati. Soprattutto gli ultimi 5 mi hanno permesso di esplorare nuovi modi di svolgere il mio ruolo di facilitatore di Biblioterapia, di studiare libri e articoli, di incontrare esperti confrontandomi con loro, di diventare un formatore migliore, accumulando esperienza. A ottobre scorso la partecipazione alla Prima conferenza europea di Biblio/Poesiaterapia a Budapest mi ha permesso di allargare la mia rete di contatti all’estero e anche questo mi ha arricchito molto.
Ho tanti progetti per il futuro che spero di poter realizzare. Mi sento più forte grazie alle competenze acquisite, ma sento il desiderio di continuare ad approfondire. Leggere rimane l’esperienza più importante e irrinunciabile. Ogni libro che apro genera nuove idee, nuove possibilità. La letteratura rimane il motore di tutto il lavoro che sto portando avanti. E quando sono in difficoltà nel realizzare dei progetti e il carico di fatica o la mia vita privata hanno bisogno di ristoro, non ho dubbi su dove andare a rifugiarmi: in un buon libro.
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