C’è un gruppo di lettori che tende a restare nascosto. È quello dei lettori estivi, coloro che si dedicano alla lettura durante le ferie e nelle occasioni in cui, durante l’estate, il lavoro si fa meno pressante. Ma hanno una caratteristica che li contraddistingue: non si considerano dei veri lettori.
L’identità del lettore
Mi capita spesso di trovare persone che alla domanda “sei un lettore o una lettrice” rispondono “non sono un lettore, non sono un lettrice, leggo solo d’estate”. Se poi si va ad indagare, si scopre che la loro media in un anno si attesta su 4-5 libri. Considerando che sono lettori deboli chi legge tra 1 e 3 libri l’anno, il lettore estivo può attestarsi tra i lettori medi. Lettori forti si è quando si leggono dai 12 libri in poi. Facilmente, qualcuno sorriderà di fronte a questi numeri, ma sappiamo che 6 italiani su 10 solitamente non legge neppure un libro l’anno (fonte ISTAT). Quindi i lettori estivi sono lettori a tutti gli effetti e il fatto che utilizzino il loro tempo di vacanze, non avendone durante l’anno, li rende ancora più stimabili. Ma quali sono le letture che si godono sotto l’ombrellone?
Cosa leggono i lettori estivi
I lettori estivi oltre a biasimarsi per il fatto di leggere solo d’estate, lo fanno anche per il tipo di libri che scelgono. Il loro obiettivo è il piacere della lettura, la rilassatezza, lo svago. Per questo motivo si considerano spesso indegni di poter esibire la nomea di lettori, non considerando che è quello il motivo per cui ogni lettore legge. Dato che solitamente non frequentano le biblioteche e la comunità dei lettori, sono ignari di condividere la stessa motivazione. Certo, i lettori estivi cadono più facilmente nella rete dei libri di facile consumo e sono più abbindolabili dalle ultime uscite e dai libri scritti dai soliti noti, ma il piacere della lettura li rende esattamente uguali agli altri lettori: desiderosi di immergersi nei libri e di trarne il maggior godimento possibile, pur mantenendo in sottofondo un particolare tipo di senso di colpa.
Lo strano rapporto tra lettura e cultura
I lettori estivi non hanno nessuna intenzione di leggere per imparare qualcosa, ma si sentono in difetto perché gli è sempre stato insegnato che i libri servono per acculturarsi. Se è pur vero che sono più esposti all’attrazione per l’ultimo libro visto in vetrina della libreria di catena e non hanno gli strumenti per scegliere in modo differente, comunque i lettori, anche quelli forti, non leggono per la cultura. Utilizzare i libri per accrescere la propria conoscenza culturale si chiama “studio” e non “lettura”. In un articolo di qualche anno fa, Daniel Pennac chiedeva ai suoi colleghi insegnanti se leggessero e tutti davano risposta affermativa. Ma quando precisava che intendeva la lettura per svago e non per studio, la maggioranza di loro negava di avere tempo per farlo (qui). Ma Come un romanzo di Pennac ci ha insegnato che non è così.
Per concludere
Credo che il definirsi lettori sia un orgoglio che non solo quelli forti devono darsi. Semplicemente siamo lettori diversi, accomunati dalla ricerca di libri che ci facciano stare bene e ci diano quel piacere speciale che solo loro sono in grado di fornirci. La mia è certo una conclusione sbrigativa, il mondo della lettura ha una grande complessità. Ma è da questo fatto comune a tutti noi che è necessario partire: l’orgoglio, l’onore e il piacere di essere abitanti del mondo dei libri.
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