Come rendere la formazione davvero efficace in Biblioterapia, ma non solo? La risposta non sta solo in ciò che impari, ma in come lo fai. Spesso, stare seduti ad ascoltare passivamente una lezione frontale può portare alla noia e alla distrazione, trasformando l’apprendimento in un’esperienza poco produttiva. Le scienze della formazione e la mia esperienza personale lo confermano: chi non si è mai perso nei propri pensieri durante una spiegazione noiosa? Provo a indicarvi alcuni strumenti che trovo vantaggiosi rispetto alla lezione frontale.
Il potere della simulazione: il role-playing
Il role-playing (o gioco di ruolo) è uno strumento potente. Si tratta di una simulazione di una situazione reale in cui uno o più studenti agiscono, mentre gli altri osservano. Alla fine, si lavora sul feedback: docenti e compagni offrono osservazioni, mentre chi ha simulato condivide le proprie sensazioni.
Ho sperimentato la sua efficacia per la prima volta circa dieci anni fa, all’Università di Verona. Al corso di laurea in infermieristica, ho simulato la reazione di una caregiver con cui avevo avuto un’esperienza complessa. La docente mi ha raccontato poco temo fa che quel caso viene ancora oggi utilizzato. In quel momento, ho capito quanto, anche se fittizia, una simulazione possa essere didatticamente potente. Da allora, ho continuato a utilizzarla, sia in ambito universitario che in altri contesti e ho continuato a verificarne i vantaggi.
Condivisione e confronto: i seminari
I seminari sono un altro strumento fondamentale. Non sono semplici discussioni di gruppo, ma momenti di feedback e confronto aperti. Ad esempio, chiedo ai miei studenti di preparare una “scheda di conduzione”. Una volta ricevute, le presento una per una in aula e la classe le commenta. Offro il mio feedback e la discussione prosegue, permettendo a chi ha redatto la scheda di confrontarsi e ricevere ulteriori spunti. In questo modo la “correzione” del lavoro svolto in autonomia porta vantaggio non solo a chi l’ha svolto, ma anche a tutti gli altri. Considerando che si commenta un lavoro per ogni corsista, abbiamo come risultato un tempo lungo (ma non troppo) e ricchissimo di formazione.
Mettersi in gioco: i laboratori
Anche i laboratori sono essenziali per l’apprendimento esperienziale. Nella Biblioterapia permettono ai corsisti di mettersi nei panni degli utenti, di capire le dinamiche che si attivano e di imparare a programmare le attività tenendo sempre conto dei bisogni di chi hanno di fronte. Spesso ho rilevato anche la nascita di dubbi rispetto alla capacità di condurre, oppure il desiderio di svolgere una conduzione diversa, seppure all’interno dei dettami della Biblioterapia. Questo dà come risultato l’attivazione di tutta una serie di riflessioni nei corsisti fondamentale per aumentare la consapevolezza di sé nel ruolo di facilitatore, che prima di essere realizzata, deve essere immaginata.
Conclusioni
Superare il modello della lezione frontale e integrare metodi interattivi come il role-playing e i laboratori non è solo un’opzione, ma una necessità per un apprendimento efficace. Questi approcci, basati sull’esperienza e sul confronto, trasformano gli studenti da ascoltatori passivi a partecipanti attivi. È un cambiamento che non solo migliora l’assimilazione dei contenuti, ma prepara anche le persone ad affrontare situazioni reali con maggiore consapevolezza e competenza. Ed è proprio questo che auspico per ogni mia formazione.
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