Giulia de Rocco è una biblioterapista che svolge attività in contesti di particolare emarginazione. Ha iniziato con il carcere, ma continua a esplorare contesti particolari come quello delle migrazioni e dei senza dimora. Opera tra Verona e Bologna.

Quando e come hai cominciato a svolgere la tua attività?
Mi piace collocare l’inizio della mia attività di biblioterapista alle macchinette della Facoltà di lettere dell’Università di Verona dove, con te ed altre amiche e altri amici, esploravamo le mille possibilità offerte dalla lettura, dalle storie, dalle poesie. Di lì a poco ho iniziato a lavorare in carcere e a cercare connessioni tra le mie due passioni: la giustizia e la letteratura. Ho studiato come veniva utilizzata la lettura nei contesti di emarginazione sociale e ho progettato in carcere e in una comunità terapeutica per persone tossicodipendenti i miei primi gruppi di lettura.

Spiegaci come utilizzi nelle tue attività i libri e la narrazione in generale.
Spesso si pensa alla lettura come un’esperienza utile solo per le persone abituate a leggere. Molte esperienze e molti studi dimostrano invece che la lettura, soprattutto se condivisa, è strumento utile per l’esperienza di ciascuna/o, integrabile in qualsiasi fase della vita. Mi capita spesso di coinvolgere nei miei gruppi persone che non hanno mai letto un libro e di vedere i benefici che parole nuove, storie diverse, scenari inediti sanno apportare.

Quali sono i tuoi progetti per i futuro?
Continuare a leggere, continuare a leggere insieme ad altre/i. Pensare, insieme ad altre professioniste e professionisti, a come rendere esportabili in più contesti possibili le tecniche e le esperienze di biblioterapia che stiamo facendo. Sogno un’associazione di biblioterapia, una scuola di biblioterapia, uno spazio in cui le pratiche e i saperi della e sulla biblioterapia possano crescere, confrontarsi e diventare accessibili per chiunque sia interessata/o.

Per maggiori informazioni:
Email: leggerelibera@gmail.com
www.leggerelibera.it

 

 

Giulia de Rocco is a bibliotherapist who carries out activities in contexts of particular marginalization. He started with prison, but continues to explore particular contexts such as migration and homelessness. Operates between Verona and Bologna.

When and how did you start working?
I like to place the beginning of my activity as a bibliotherapist at the Faculty of Letters of the University of Verona where, with you and other friends and other friends, we explored the many possibilities offered by reading, by stories, by poems. Shortly thereafter I started working in prison and looking for connections between my two passions: justice and literature. I studied how reading was used in contexts of social marginalization and I designed my first reading groups in prison and in a therapeutic community for drug addicts.

Tell us how you use books and storytelling in general in your activities.
People often think of reading as a useful experience only for people used to reading. Instead, many experiences and studies show that reading, especially if shared, is a useful tool for the experience of each, which can be integrated at any stage of life. I often involve people in my groups who have never read a book and see the benefits that new words, different stories, new scenarios can bring.

What are your plans for the future?
Continue reading, continue reading along with others. Thinking, together with other professionals, how to make the bibliotherapy techniques and experiences we are doing exportable in as many contexts as possible. I dream of an association of bibliotherapy, a school of bibliotherapy, a space in which the practices and knowledge of and on bibliotherapy can grow, compare and become accessible to anyone interested.

For more information:
Email: leggereelibera@gmail.com
www.leggerelibera.it

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