Di norma i lettori volontari leggono a pazienti che la volta successiva non incontreranno, soprattutto se il servizio è organizzato in ospedale. Ma non sempre è così. In alcuni casi i pazienti sono abituali poiché frequentano con appuntamenti fissi un servizio, ad esempio l’emodialisi o gli ambulatori per pazienti cronici. Se da un lato ciò permette di creare un servizio di lettura maggiormente personalizzato, dall’altro c’è il rischio che si instauri un’eccessiva confidenza. Faccio notare che la confidenza in un ambiente sanitario spesso non è un bene perché può sollevare questioni che il lettore volontario non è in grado di gestire. Mai si devono fare domande al paziente per indagare sulla sua vita privata o sulla sua malattia, vengono vissute come un’intrusione nella propria intimità. In casi opposti, ci sono persone che tendono a confidarsi eccessivamente. Anche questa situazione deve essere gestita per frenare le confidenze. Come? I libri sono sempre i nostri primi alleati. Ci sono un’infinità di spunti che possiamo prendere da essi per dialogare senza entrare nelle questioni personali: che libri ama? qual è l’ultimo libro letto? E di quali argomenti gli piace leggere? Ha un autore preferito? Com’è intuibile, la lista potrebbe dilungarsi molto. Nel caso di pazienti che tendono a confidarsi spontaneamente, l’ascolto silenzioso rimane prezioso, ma a condizione che non ci si addentri in questioni eccessivamente personali. E, in ogni caso, appena possibile è bene tornare al testo che si stava leggendo. Questo non significa bloccare la signora anziana della geriatria che desidera raccontare la propria vita più che ascoltare il lettore. Certi tipi di racconti orali sono preziosi quanto quelli dei libri. Ma il lettore volontario, utilizzando il proprio buon senso, deve individuare i diversi tipi di situazioni e regolarsi di conseguenza.

E nel caso un paziente si lamentasse con un lettore volontario di una eccessiva invadenza nelle questioni proprie da parte di un altro lettore che l’ha preceduto? Chi ha ricevuto questa lamentela dovrebbe rassicurare il paziente dicendogli che provvederà a riferire agli organizzatori della questione e poi provvedere in tal senso. Il paziente deve percepire che esiste una supervisione. Nella maggior parte dei casi chi entra in eccessiva confidenza con il paziente lo fa in buona fede. Probabilmente è un suo tratto caratteriale intercalare con molte domande quando incontra delle persone per più di una volta e magari necessita di essere assegnato solo a reparti dove non ci si lega in alcun modo ai pazienti. O magari ha inteso l’apertura comunicativa del paziente come un incoraggiamento a entrare maggiormente nelle sue questioni e, invece, così non era. Momenti di incontro tra lettori e supervisori può essere un modo per parlare serenamente di situazioni particolari come questa.

Ricordate: il libro e tutto ciò che lo riguarda è il vostro rifugio più sicuro. Ascoltare rispettosamente i racconti del paziente è importante, ma evitare di fare domande si può sempre e in ogni caso.

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