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Simone de Beauvoir: perché siamo ancora lontani da lei?

 

Era ieri, ma lo ricordo oggi. Parlo dell’anniversario della morte di Simone de Beauvoir, una donna di cui si parla poco, in un periodo storico come quello di oggi in cui i diritti delle donne sembrano minacciati. Minacciati dalla cultura misogina che esiste, nonostante i proclami di molti che rifiutano di riconoscerlo. Minacciati da scelte politiche: l’uscita dall’accordo della Convenzione di Istanbul  per la prevenzione della violenza verso le donne della Turchia e la negazione del diritto all’aborto di Polonia e Ungheria ne sono alcuni esempi. Minacciati dalla difficoltà a praticare l’aborto negli ospedali e il tentativo di impedire l’accesso all’aborto farmacologico in Italia. La lista è lunga, ma mi fermo qui.

Stupisce che una scrittrice e saggista come Simone de Beauvoir abbia scritto quello che ha scritto decenni fa e oggi ci troviamo, paradossalmente, a vedere il suo pensiero come moderno e, in alcuni casi, proiettato verso il futuro. Eppure il futuro siamo noi. De Beauvoir certamente pensava che negli anni Venti del Duemila le questione che lei poneva sarebbero state risolte.

Nel suo rivoluzionario e più conosciuto libro Il secondo sesso aveva messo le basi per quella che voleva essere una rivoluzione culturale e sociale. Se voi chiedete a qualcuno quando questo libro è stato pubblicato, nella maggior parte dei casi vi sentirete dire che è un libro degli anni Sessanta, riferendosi ai movimenti culturali del Sessantotto e pensando che in qualche modo siano collegati. Ebbene, Il secondo sesso è stato pubblicato nel 1949. E fu inserito nell’Indice dei libri proibiti, che ancora esisteva. Ben lontani in quel periodo dalle libertà femminili ottenute negli anni Settanta, Simone de Beauvoir è stata in grado di precorrere i tempi. E non solo come saggista, ma anche come romanziera. Certamente la sua scrittura non è mai slegata dal suo pensiero filosofico e si trasforma, nella prosa, in un prodotto letterario davvero particolare. Basta leggere, per fare un esempio, Malinteso a Mosca o Una donna spezzata per trovare in una trama, tutto sommato semplice, tutta la drammaticità dell’esistenza umana e delle relazioni personali di ogni tipo. Ci sarebbe davvero molto ancora da dire di questa autrice, delle sue luci e delle sue ombre, criticabili, ma inevitabili in una grande intellettuale come lei, come in ognuno di noi.

Trentacinque anni dalla sua morte. Era il 1986. E oggi, nel 2021, pensiamo che le sue idee siano tutt’ora rivoluzionarie. E non è un bella cosa.

 

 

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